Il mio sogno ricorrente

L’altra mattina non mi sentivo bene per niente. Così non ho preso il caffè. Risultato: ho dormito 24 ore consecutive.

Quello che non ho fatto l’ho recuperato in sogni: mi sentivo come Raskòl’nikov durante il delirio anche perché come lui, in qualche modo, dovevo espiare.

Fra i tanti sogni che ho fatto non poteva mancare quello ricorrente: ovvero salire su un palco senza sapere la parte.

Dovevo sostituire un attore, ma me ne ero completamente dimenticato, viste anche le mie condizioni fisiche. Ero stato tutto il giorno a letto e la sera andavo a recitare in teatro? Roba da matti. Ma sono un uomo di parola e se mi prendo un impegno lo rispetto, costi quel che costi.

Mi sono alzato dal letto e sono salito sul palco così come stavo: in mutande e maglietta. Solo in quel momento mi sono accorto che non solo non sapevo le battute, ma non sapevo nemmeno di cosa parlava lo spettacolo.

Ma non ero spaventato: ormai sono diventato talmente sicuro di me, che nessun palco mi spaventa. Ho affrontato qualsiasi genere di situazione: ho debuttato a 17 anni recitando 400 battute e 4 monologhi di Ignazio Silone suggerendo anche ai miei compagni di scena, intrattenuto platee di 300 persone senza sapere se, quando e come il film che aspettavano sarebbe partito, intervistato gente inintervistabile, studiato ai corsi di improvvisazione teatrale, recitato sketch in bar e ristoranti dove nessuno mi degnava di attenzione: niente mi fa paura ormai, anzi. Ero così sicuro di me che ho affrontato il pubblico pensando che con il mio carisma e il mio umorismo avrei trasformato un prevedibile disastro in un grande successo, come Gigi Proietti ne “La signora delle camelie”.

Entro in scena in mutande e maglietta e aspetto che la gente rida per fare qualche smorfia buffa. Mi guardo intorno per capire chi deve darmi la prima battuta, e se c’è un suggeritore. Ma nessuno mi aiuta. Io attraverso il palco con fare sbarazzino e cercando di ammiccare al pubblico, ma non scatta nessuna sintonia. Tutti aspettano e mi guardano – giustamente – come un povero idiota. Faccio come una mezzaluna sul palco e torno dietro le quinte. “Ma c’è un suggeritore? – dico – almeno avete un copione? Mi fate vedere quale è la mia parte? Posso improvvisare se so almeno quale è il mio personaggio! Qualcuno mi aiuti”.

“Lascia stare, hanno risolto” mi dice qualcuno. Mi affaccio sul palcoscenico e vedo una ragazzina sui dodici anni, col copione in mano, che dà le battute agli attori, al posto di quello assente.

Mi sento profondamente umiliato e inizio a sfogarmi: “Questo è il mio sogno ricorrente, lo sapete? E’ il mio sogno ricorrente! Lo faccio sempre, ma non si era mai avverato, fino ad oggi! E poi in sogno finisce bene, finisce sempre che è un grande successo! Che figura.. che fallimento!”.

Precedente Io sono solo e loro sono tutti (F.D.) Successivo LEI PENSA CHE ANCORA MI INTERESSI (SHE THINKS I STILL CARE)